venerdì 30 maggio 2008

Anfore fenicie e puniche


Le anfore vennero utilizzate nell’antichità come contenitori per trasportare generi alimentari, sia solidi che liquidi. Si tratta di recipienti dalle pareti spesse, perché non si rompessero durante i trasporti, con due anse robuste
(i manici)ed un fondo a punta per poter afferrare l’anfora anche alla base. Il collo poteva essere allungato e di forma cilindrica, come nella maggior parte delle anfore greche e in alcune anfore puniche, o poteva essere appena indicato, come in quasi tutte le anfore puniche e puniche. Le anfore vengono realizzate in argilla; il corpo è modellato a tornio e le anse sono eseguiti a mano ed in seguito applicate.
Sull’isola di Mozia sono state trovate sia anfore di tipo greco che anfore di tipo fenicio e punico. Le più antiche anfore finora ritrovate sono databili alla fine dell’VIII sec.a.C.; si riconoscono per la forma del corpo che si può paragonare a quella di un “cuore”. Dagli scavi della necropoli provengono anfore intere, utilizzate come urne cinerarie. In seguito il coro dell’anfora si allunga fino ad assumere, nel IV sec.a.C., una forma quasi cilindrica, in alcuni casi con delle scanalature sul corpo, per poterle meglio afferrare. Come detto, le anfore servivano per trasportare gli alimenti da una ragione all’altra; come coperchio venivano usati diversi materiali, a seconda del tipo di collo del vaso: se il collo era lungo, si potevano utilizzare pigne o piccoli vasi cilindrici che venivano infilati nel collo e poi erano sigillati con resina o catrame o calce. Nel caso delle anfore fenicie e puniche, quasi tutte senza collo, molto probabilmente si usavano pelli di animali, impermeabilizzate con catrame e trattenute con funi o coperchi realizzati oppositamente per le anfore.

Il vaso “a chardon” è frequente nelle tombe più antiche della necropoli; è privo di anse ed è ha una particolare forma rastrellata (a cardo) che dà nome al vaso. Non si conosce la funzione di questo contenitore.

Il “dipper”, vaso – attingitoio, presente nelle colonie occidentali e nelle città della Fenicia, aveva, probabilmente, la funzione di trasferire piccole quantità di liquidi costosi o pregiati (olio, vino?) da un contenitore di grandi dimensioni (anfora cratere) ad altri più piccoli (brocche)

Il piatto è presente in tutte le colonie occidentali e proviene da modelli già usati delle città della Fenicia. È probabile che l’uso di questo contenitore, non particolarmente capiente, sia collegato ad abitudini alimentari che prevedono cibi a basi di carne o pesce oltre alle polente che dovevano essere consumate in ciotole più profonde.

Le lucerne, necessario per l’illuminazione, sono dei piccoli piatti provvisti di uno o due beccucci per lo stoppino.

Vanessa e Serena

La navigazione




I fenici erano riconosciuti, nel mondo antico, come marinai di eccezionale cura e come mercanti esperti, il legame tra la navigazione e i traffici commerciali fu uno dei maggiori fattori di sviluppo economico e culturale delle antiche civiltà perché il mare era la via di comunicazione più veloce che della terra. I fenici navigavano di notte grazie all’osservazione della costellazione. Tutto quello che sappiamo delle navi dei fenici proviene da immagini scolpite su pietra.

Nave ausiliare : è la ricostruzione ipotetica dai resti di uno
Scafo rinvenuto nello Stagnone di Marsala e appartenente ad
una nave da guerra ausiliaria, provvista di 17 remi per lato e
di prua affusolata per effettuare rapide manovre durante le
battaglie.

Hippos : dal greco “cavallo” ; il nome era dato dalla
Caratteristica prua decorata con una testa di cavallo. Era
Un’imbarcazione da trasporto fornita di vela e di remi

Gaulos: dal greco “arrotondato”;si tratta di
Un’imbarcazione da trasporto dotata di uno
Scafo”a guscio”, provvista di remi, su due livelli, e di
Un ponte molto alto.

Vito

Mozia




Dalle basse acque dello Stagnone di Marsala emerge Mozia, un’ isola di appena 40 ettari.
Mozia fu un insediamento fenicio-punico molto importante per la sua vicinanza alla potente Cartagine.
Fondata nell’VIII secolo a.C. dai fenici di Tiro,fu distrutta nel 397 a.C. .
Il significato della parola “MOZIA” potrebbe essere ”FILANDA”, infatti era famosa per la produzione dei tessuti tinti con la porpora dei molluschi.
I resti dell’ antica città fenicia sono tornati alla luce in seguito agli scavi fatti da GIUSEPPE WHITAKER, ricco mercante che, dal 1875 iniziò una campagna di scavi che permisero di ritrovare molti reperti fenici.
I reperti sono conservati nella VILLA WHITAKER, sull’isola, che è diventata Museo.
Sul lato sud dell’isola c’è il COTHON, un porto artificiale, di forma rettangolare di 50 m per 37; qua ,forse, venivano portate le navi per essere riparate.
Uno dei luoghi più suggestivi è il TOPHET, l’area sacra dove i fenici facevano i sacrifici in onore del dio Baal.
All’ interno di questo recinto sono stati ritrovati sette strati di urne cinerarie con i resti delle vittime, conficcate a metà nel terreno. La leggenda dice che contenevano i resti di bambini appena nati, ma è più sicuro che contenessero resti di animali.
Altre alle urne, ci sono centinaia di stele scolpite in pietra e decorate con simboli del mondo punico.
Vicino al Museo si trova la CASA DEI MOSAICI, con pavimentazioni raffiguranti animali reali e immaginari.
Nel MUSEO sono conservati molti reperti:
un gruppo in pietra con 2 leoni che azzannano un toro, la maschera ghignante, la statuetta fittile (cioè fatta di terracotta) con una figura nuda ornata di collane e cintura che porta le mani ai seni, vasi in pasta vitrea policroma (cioè di diversi colori), stele funerarie, amuleti, armi, gioielli, ecc……
Anna e Alessio

Le stele funerarie di Lilibeo


Tra i reperti più interessanti che abbiamo visto al Museo Baglio Anselmi sono le stele della necropoli di Lilibeo.
Servivano a segnalare la presenza delle tombe ed erano collocate sopra piccoli monumenti a piramide.
Hanno la forma di piccoli templi con una nicchia tra colonne dove viene raffigurata una scena di banchetto funebre: il defunto disteso sul letto conviviale riceve una coppa di vino
dalla moglie seduta ai suoi piedi. Davanti, in primo piano,
c’è un tavolo pieno di vivande; sullo sfondo sono raffigurati
oggetti della vita quotidiana che servivano al banchetto, come
strumenti musicali, ventagli, e oggetti per la toletta femminile.
In alcune stele ci sono delle iscrizioni con il nome del defunto ed espressioni di augurio di una vita beata nell’aldilà.
Giulia

Le fortificazioni di mozia


La città di Mozia era difesa, oltre che dalla sua stessa posizione geografica, su di un’isola al centro di una laguna,
da una linea di FORTIFICAZIONI. A Mozia sono state individuate ben quattro linee di fortificazione, addossate una all’altra, costruite dal VI secolo a.c fino alla fine del V
secolo a.c. il primo muro di cinta era spesso circa 1 metro e con l’ultima ricostruzione lo spessore della cinta muraria raggiunge i 5 metri. non conosciamo l’esatta altezza delle mura, il tratto meglio conservato è alto circa 5 metri. La parte inferiore era realizzata con grosse pietre lavorate,
provenienti dalla terra ferma mentre la parte superiore era realizzata in mattoni di argilla di diversi colori realizzati direttamente sul posto. ogni 22 metri circa era stata costruita una torre a pianta quadrata, con 2 stanze al suo intero.

Marsala:la rocca forte navale punica


Dopo la distruzione di Mozia,avvenuta nel 397 a.c, quando le numerose e belle case vennero rase al suolo, i cittadini massacrati e la città saccheggiata dalle truppe greche di Dionigi di Siracusa, i superstiti abbandonarono l’isola per fondare Lilibeo,l’ odierna marsala. Marsala divenne la più importante base navale punica della Sicilia. Nel 241 a.c, dopo la prima guerra punica, la città passò ai Romani. Tra i relitti seppelliti nel mediterraneo, è venuto alla luce l’unico esemplare di nave punica esistente al mondo; la nave si trova presso il baglio Aselmi. è stata recuperata la parte posteriore e il lato di babordo di una imbarcazione da guerra, di linea slanciata, nel cui scafo si vedono le lettere dipinte dell'alfabeto fenicio- punico.
Giulietta

"uxori dulcissima"




Di epoca romana, del II secolo d.c, è la camera funeraria sotterranea scoperta recentemente nel centro della città di Marsala, in via Massimo d'Azeglio.
Attraverso una scala nella roccia, a 3 metri di profondità, la camera di 5 metri per 5, trapezioidale, possiede 6 sepolture scavate lungo i lati.
Sulle pareti troviamo delle decorazioni pittoriche: scene di banchetto, di danza, di musica, figure alate e pavoni, fiori, ghirlande e festoni, secondo l’iconografia funeraria romana che rimandava al viaggio dei defunti nei Campi Elisi.
E l’ipogeo ( camera funeraria sotterranea ) di CRISPIA SALVIA: un’iscrizione, infatti, indica con questo nome la defunta alla quale il marito dedico l’epigrafe.

La lavorazione della ceramica

Nelle città fenicie i forni per la cottura della ceramica erano numerosi ed erano costruiti all’interno di vere e proprie “officine”.
L’argilla era pestata a piedi nudi per renderla malleabile, e veniva posta sul tornio pronta per essere lavorata dalle mani del vasaio. Sul tornio la ceramica veniva lavorata e si poteva fare qualsiasi forma con le mani. Grazie alla velocità in cui girava si facevano tanti vasi in breve tempo, una volta finiti di lavorarli si lasciavano essiccare al sole per eliminare l’acqua e metterli nel forno.
Spesso alcuni vasi dopo averli messi dentro il forno si rompevano o si deformavano a causa di un po’ d’acqua o per la temperatura troppo calda che c’era nel forno. Per evitare questo impastavano con l’argilla alcuni materiali come paglia, sabbia o gusci dei molluschi triturati finemente.
I forni erano divisi in due parti: la camera di combustione, dove veniva messa la legna, e la camera di cottura, dove saliva il calore e i vasi venivano cotti.
Attraverso il laboratorio di ceramica ho visto com’egli antichi lavoravano la ceramica. Per me lavorarla è stata un’esperienza bella.
Michela!

La necropoli arcaica di Mozia


Il giorno 26/05/08 noi del corso “Archeogroup” siamo andati a Marsala al museo della nave punica, ma prima di vedere la grandissima nave punica abbiamo visto tantissimi reperti archeologici come vasi, gioielli e altro. A me è colpita la spiegazione dell’archeologa che diceva che c’erano 2 tipi di sepoltura una chiamata incinerazione, cioè che il corpo veniva bruciato e diventato cenere, veniva messo in dei contenitori; l’altro tipo di sepoltura era chiamata inumazione, cioè che il corpo veniva messo in una cassa e poi la cassa veniva sepolta. Accanto al defunto venivano messi tutti gli propri oggetti che per loro erano più preziosi, perché pensavano che nell’aldilà avevano un’altra vita, questo veniva chiamato corredo funerario. Il corredo funerario era messo dentro dei vasi come: la bottiglia con orlo a fungo, la brocca con orlo tribolato e una forma aperta ecc..

Michela!

giovedì 29 maggio 2008

La visita al bagno delle donne

Io mi chiamo Alessandra e frequento il corso di archeologia.
Giovedì pomeriggio siamo andati a vedere il cosiddetto “bagno delle donne”.Durante la visita abbiamo scoperto, grazie alle spiegazioni dell’archeologa e del padre di Silvio e Michela, che questo potrebbe essere stato un bagno per le donne il cui latte veniva utilizzato per nutrire le murene che venivano allevate nelle vasche.
Ci hanno raccontato che dai buchi degli scogli si lasciava entrare l’acqua alla quale si aggiungeva il latte delle donne per attirare le murene.
Parlando con la nostra archeologa abbiamo scoperto,invece,che in quelle vasche intagliate negli scogli veniva conservato il pesce che si lasciava essiccare sulle rive del mare;una volta essiccato veniva lavorato fino a diventare una marmellata chiamata garum in latino.
Sempre grazie al papà dei miei 2 compagni abbiamo visto una piccola grotta dove c’erano delle incisioni ma erano in gran parte moderne, solo 1 era antica che raffigurava un cavallo.
Poi abbiamo raccolto dei cocci di anfore, dentro le quali venivano messe la conserve come per esempio le spezie,le conserve di pesce,l’olio,il vino ecc….
Questi cocci si presentano lisciati dall’acqua del mare ed è difficile riconoscere la loro forma originaria.

.... Favignana oggi!

Da quando abbiamo aperto il blog, , abbiamo sempre parlato della nostra bellissima isola di Favignana riferendoci al suo passato , soprattutto all’epoca Fenicia.
Oggi abbiamo pensato che , magari qualcuno di voi , incuriosito dalla bellezza dell’isola , quest’estate vorrà venire trovarci.
Vogliamo darvi , allora , alcune notizie sulla nostra isola. Innanzitutto , Favignana appartiene all’arcipelago delle “Isole Egadi” , insieme a Levanzo e Marettimo.
Le Egadi si trovano di fronte alla città di Trapani e si possono raggiungere in aliscafo in pochissimo tempo (mezz’ora per Favignana e Levanzo , un’ora per Marettimo).
Le isole Egadi sono circondate da un mare limpido , cristallino , insomma bellissimo! Ma a Favignana non troverete solo il mare o i siti archeologici che vi abbiamo mostrato nel nostro blog.
A Maggio potete assistere al rito della “Mattanza” , la pesca del tonno che ha reso Favignana famosa. in tutto il mondo.
L’abbondanza dei tonni nelle nostre acque si deve alle correnti marine. In primavera i pescatori fanno entrare i tonni nella tonnara (camera della morte) e procedono alla mattanza come a una crudeltà gratuita ; la pesca del tonno
è , infatti , la principale risorsa economica dell’isole.
Anche il tufo ha rappresentato un’importante risorsa economica per la gente di Favignana. Il tufo , tagliato a blocchi (CANTUNI) , veniva esportato in tutta la Sicilia e in Nord Africa.
Nella zona di San Nicola troviamo le cave a cielo aperto ; nel rione Sant’Anna ci sono , invece , degli sprofondamenti che sono diventati contenitori per orti e giardini ipogei , protetti dalle pareti di pietra tufacea che non si vedono passando. Nella zona di Cala Rossa , nelle pareti rocciose che si affacciano sul mare troviamo grandi gallerie scavate per centinaia di metri che si aprono con bocche enormi , buie e silenziose.
Alessandra!

che bel "giovinetto"


Tra i reperti archeologici ritrovati sull’isola di Mozia ,spicca la statua del celebre “giovinetto di Mozia”del v secolo a.C rivenuta nel 1979.
È una statua di marmo a grandezza naturale.Mancano le braccia, ma una mano è rimasta appoggiata al fianco e l’altro braccio era alzato a tenere qualche oggetto la gamba destra protesa in avanti e la testa lievemente inclinata e incrociata da fitti riccioli.
La tunica , attillatissima , è a pieghe fitte che cadono morbide sul corpo.
La fascia sul petto fa pensare che fosse mobile, forse un Auriga, un magistrato.
Manuel

mercoledì 28 maggio 2008

FAVIGNANA IERI E....





Sapete cosa vuol dire “Favignana”?
L’attuale nome dell’isola viene dal vento “Favonio”, lo scirocco che spesso soffia nell’isola.
Se ci venite a trovare quest’estate, ve ne accorgerete!!!
Nel passato, però, l’isola aveva altri nomi. Il grande poeta greco Omero chiamava Favignana la “CAPRAIA”cioè, “isola delle capre nell’Odissea, infatti Omero la descrive così: Un’isola piatta davanti al porto si stende, boscosa e vi nascono capre infinite, libere…”
I Romani la chiamavano “AEGUSA”, dal nome di una ninfa dei boschi , secondo la leggenda abitava nell’isola. Come si capisce l’isola ha subito, nel corso dei secoli varie dominazioni : greca , fenicia , romana , araba. L’isola fu abitata fin dal l’epoca paleolitica, così come ci dicono alcune testimonianze archeologiche . I fenici edificarono sull’isola una base strategica, cioè un porto che era necessario per la loro fiorente attività marittimo commerciale. Favignana , infatti , ebbe un ruolo molto importante nel commercio del Mediterraneo . Nelle acque di Favignana si è combattuta la battaglia finale della prima guerra punica. La spaventosa battaglia, della quale vi abbiamo già parlato (qualche “POST” fà) , causò 14.000 morti : pare che il sangue di queste vittime abbia dato il nome a Cala Rossa.
I Romani , quando si impossessarono dell’isola , incrementarono il commercio del tufo e l’attività della pesca
Più tardi gli Arabi si interessarono soprattutto della mattanza e del commercio dei tonni. Queste attività sono ancora oggi praticate e, insieme al turismo, sono delle preziose risorse economiche per la nostra isola.

sabato 24 maggio 2008

archeogroup


Quest’anno sto frequentando un corso di archeologia per la prima volta e mi piace molto .Durante le ore del corso ho costruito con l’argilla una lucerna fenicia con l’aiuto dell’insegnante.
come prima cosa mi ha dato un pezzetto d’argilla che ho cominciato a lavorare per ammorbidirlo, poi ho fatto dei “colombini” che ho avvolto a girandola mentre li incollavo premendo fino a creare la forma della lucerna con il manico.Quando sarà asciutta verrà cotta nel forno per la ceramica.

Jonas

la costruzione del mio vaso


Il mio vaso l’ho costruito il 2° giorno del corso. Ho fatto degli spaghetti (ovviamente di argilla ) per un 1° momento mi ha aiutato la prof.Marchese. La prof. Coppola mi ha dato dei consigli di come fare il vaso e io li ho seguiti.Altri spaghetti si usano x fare la base, si fa come se facessi una spirale, poi, fatta la spirale si fanno sempre altri spaghetti e si mettono come x fare un muro e poi sempre così; quando si finisce, si ‘’ lisciano con le dita ‘’ è si ottiene un vaso levigato. La prof.Coppola mi ha detto di decorarlo con un pezzetto di legno incidendo la superficie, questi incisioni sul vaso sono a foma di V al contrario così (/\). E facendo così ho ottenuto un vaso ‘’FENICIO’’ !!!!!!!!!! IDEATO DA VANESSA

come si scava sott'acqua


Nei fondali marini dell’isola di Favignana sono stati ritrovati dei Relitti e moltissime anfore e ancore. Le zone dell’isola più ricche di rinvenimenti subacquei sono: Punta Sottile, La Secca del Faraglione e tutta la costa orientale da punta San Nicola a punta Marsala. I reperti che si trovano più facilmente sono le Anfore che erano nell’antichità dei grandi contenitori da trasporto per i prodotti alimentari: olio, vino,cereali,conserve di pesce, frutta secca. Per il recupero corretto dei resti materiali giacenti sul fondo si procede stratigraficamente come nello scavo terrestre. Si deve liberare dal carico, dalla zovorra e dai frammenti delle parti superiori dello scafo, per accedere poi alla rimozione degli elementi sottostanti.

Fatto da Vito

IL corso di archeologia


Io sono Michela e frequento il corso di archeologia, durante il quale alterniamo lezioni, andiamo a fare visita nelle zone archeologiche e frequentiamo il laboratorio di ceramica. A me piace lavorare con l’argilla e io ho fatto un lavoro. Grazie alla professoressa e l’esperta, che mi hanno dato una fotocopia in cui c’era disegnata una maschera, ho provato a farla. Quando avevo in mano l’argilla non sapevo di dove cominciare, poi quando la professoressa Marchese Anna che mi ha dato delle informazioni, ci ho provato. Secondo la legenda queste maschere li mettevano nel volto dei bambini in cui facevano il sacrificio.

Michela

sabato 17 maggio 2008

ALLA RICERCA DI REPERTI




II fenici e il mare


I Fenici fondarono lungo la costa della Fenicia, una stretta striscia di terra, corrispondente all’attuale Libano alcune importanti città-stato, creando porti dove potersi fermare con le navi, depositare le merci e custodirle.
Molti di essi abbandonarono allora la Fenicia e si stabilirono nelle isole e lungo le coste del Mediterraneo.
Col passare del tempo attorno ai porti sorsero vere e proprie città: le colonie.
Le colonie più importanti sulle sponde del Mediterraneo erano: Cadice e Cartagena in Spagna ; Palermo e Mozia in Italia ; Cartagine sulla costa africana.
La popolazione viveva in villaggi agricoli e in città dalle alte mura.
Tra le città più importanti in Fenicia c’ erano Sidone e Tiro, che si trovavano sulla costa.

Scheda di un reperto


SCHEDA REPERTO
1 FV 08
Luogo del ritrovamento:
Bagno delle donne
Descrizione
Frammento di un Lekàne di grosse dimensioni: anfore da mensa dalla base semplice, rotonda e ampia.
MATERIALE: impasto d’argilla colore rosa pallido con spesse incrostazioni calcaree nella parte interna.
MISURE:
ALTEZZA= 3,4
LARGHEZZA= 12,3
SPESSORE= 2




FOTO

mercoledì 14 maggio 2008

DISPERAZIONE

Oggi dopo 2 ore di duro lavoro svolto assai alacremente dai miei corsisti più veloci con la tastiera, ALESSIO(che non aveva alzato un dito fino a quel momento),si è offerto di aiutare i compagni e...........................per scrivere non più di 3 parole, ha cancellato tutto!

VI MOSTRIAMO UN ANGOLO DI PARADISO




AL LAVORO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!




Spero che oggi posso finire un'altro lavoro belissimo come la maschera che ho fatto, però spero che i miei compagni me lo consetiranno.


Michela

martedì 13 maggio 2008

LE NOSTRE IMPRESSIONI

Da due mesi stiamo frequentando un corso di archeologia.
Grazie a questo corso stiamo imparando a conoscere meglio la nostra isola.
Per esempio, Alessio non aveva mai visto la grotta del cavallo ma vi pare possibile che un Favignanese puro sangue non conosca neanche la sua isola.
Vito e Alessio

lunedì 12 maggio 2008

le grotte di favignana


In questi giorni abbiamo visitato molte grotte,ma per me la più bella è stata "la grotta del pozzo".
Appena arrivati li dei muratori che lavoravano al cantiere non sembravano molto contenti quando siamo arrivati però poi ci hanno accolti meglio.
Appena entrati nella grotta l'ingegnere "Sebastiano" ci ha spiegato alcune cose,ma non solo lui anche l'archeologa e la professoressa Paola diceva che era lei a prendere appunti ma d'altronde era la verità.
per me questa è stata l'unica grotta che mi è piaciuta di più!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Alessandra

LA BATTAGLIA DELLE EGADI.....


Lo scorso lunedì l'archeologa ci ha portato un DVD sulla battaglia delle egadi del 241 A.C, combattuta dai Romani e Cartaginesi propio nelle acque di favignana.

Molti di noi hanno il DVD a casa, ma nessuno aveva mai avuto la curiosità di guardarlo.

Abbiamo scoperto che si tratta di un cartone animato, in cui viene riconquistata la famosa battaglia della prima guerra punica, nella quale i Romani vinsero contro i cartaginesi, che dovettero abbandonare la sicilia. I Romani per costruire la loro flotta hanno usato come modello una nave cartaginese che erano riusciti a catturare.

Le navi fenicie, infatti, erano le più robuste e perfette del mondo antico, esse erano costruite con il legno di cedro del Libano. Con queste imbarcazioni i Fenici potevano affrontare l' alto mare:si racconta che si spinsero nell' atlantico e fecero la prima circumnavigazione dell' africa.

Le navi romane avevano i "corvi" sulla prua, cioè delle passerelle che venivano confaccate sul ponte della nave nemica per fare passare i marinai e trasformare la battaglia da navale in terrestre. I Romani hanno adottato questa tattica perchè capivano che era l' unico modo per vincere contro i Cartaginesi. Abbiamo visto ( per ora solo in foto, ma presto vedremo dal vivo ) la nave punica di marsala che è l' unica nave punica da guerra, del III secolo A.C, esistente al mondo. subito dopo la visione della battaglia, l' archeologa ci ha fatto vedere tanti reperti trovati nel mare intorno a favignana, conservati nella "palazzina florio", che in questo momento è chiusa per restauro. Ci ha fatto vedere delle ancore molto strane diverse da quelle che conosciamo, alcune sembrano, altre erano strette e lunghe ( se non ce lo diceva lei non l'avremmo mai capito ahahahahahahah!) . Tra le cose che abbiamo visto c'erano alcune parti di anfore e anche queste avevano delle forme particolari. Nei prossimi giorni, al laboratorio di ceramica dovremo tentare di riprodurre qualcune di anfore che abbiamo visto. Speriamo bene !!!!!!!!!
giulia e jonas

"I nostri reperti"

Quando siamo andati nella zona di "S.Nicola"dove ci sono molte grotte di epoca fenicia,abbiamo raccolto alcuni "cocci". L ' archeologa ce li ha fatti osservare con molte attenzione per vedere se capivamo quale parte di un'anfora poteva essere.
Dopo una lunga discussione tra di noi e con i professori siamo riusciti a capire cosa potevano essere stati. A questo punto ognuno di noi ha ricevuto un coccio e abbiamo fatto una scheda del reperto. Nella scheda abbiamo indicato:-il numero del reperto, il luogo, l'anno, il sito archeologico dove lo abbiamo trovato; - la descrizione dell'oggetto, cioè se poteva essere la base,l'orlo, il collo, la parete dell'anfora; -il materiale, le impurità, le tracce di calcare o di smalto; - le misure del coccio.
Poi abbiamo messo le schede su un pannello e lo abbiamo fotografato. Alessandra e Michela

LA MASCHERA GHIGNANTE......

Ed ecco a voi la famosa maschera realizzata dalla nostra compagna Michela !!!!!! Questa maschera serviva a scscciare gli spiriti malvagi. Questi li mettevano nelle camere e attaccati davanti alla casa.

MICHELA AL LAVORO........

Qusta è la nostra compagna Michela che sta riproducendo la maschera " ghignante " fenicia !!!
Ci vedete una forma di " CAVALLO " ? Perchè a noi avevano detto che guardando dentro la grotta si vedeva una forma di cavallo !!!!!!!!!!

sabato 10 maggio 2008

"La grotta del pozzo"




Il giorno 08- 05 siamo andati a visitare la tanto sognata "Grotta del pozzo". I professori ci avevano detto che per andare a visiarla ci volevano delle autorizzazioni, ma queste autorizzazioni non arrivavano mai e così ormai non speravano più di poter fare questa visita. Anche se avevano visto le foto su nu libro e le immagini su un cd avevamo troppa curiosità di vedere la grotta.




Finalmente sono arrivate le autorizzazioni e ci siamo recati sul luogo. Appena arrivati ci siamo resi conto che il luogo della grotta c'è un cantiere, cioè ci sono dei muratori che sistemano e rendono più sicuro l'accesso alla grotta. Questi non sembravano molto contenti di vederci o almeno così c'è sembrato.Siamo stati accolti da un architetto che non cià mai lasciati da soli e, finalmente, siamo entrati. Scesi pochi gradini eravamo già dentro alla grotta del pozzo che prende il nome proprio da un pozzo che si trova sulla parete sinistra; l'architetto cià spiegato che il pozzo non è punico, ma che è stato scavato in un'epoca più recente dai favignanesi, dal momento che è squadrato è non rotondo come erano soliti fare i fenici. Sulla prima parete, molto chiara e pulita rispetto alle altre , c'è una scritta gia restaurata e quindi si legge bene. l'archeologa che ci accompagna alla scoperta dei siti archeologi della nostra isola ci ha spiegato che questa iscrizione è in lingua neopunica e che è stata interpretata in due modi diversi.

La prima interpretazione dice che la scritta vuol dire "legni" e allora si riferisce alle bare; in questo caso è una iscrizione funebre. Secondo la seconda interpretazione la scritta significa "podio", cioè gradini della scala d'acceso e in questo caso vuole indicare un santuario, un luogo sacro. Il periodo di questa iscrizione va dal 100 a.C. al 100 d.C.

Sulla seconda parete c'è un altra scritta non molto visibile, dal momento che non è stata ancora restaurata. L'archeologa ci ha detto che significa "Benedici, benedici" e che la forma di losauga che si vede simboleggia un pesce, forse un tonno.

Qindi questa grotta era forse una tomba punica, ma poi è stata usata come ricovero per animali: infatti alcune aperture sono state murate con i tufi per non far uscire gli animali.

Sulla terza parete c'è una " Dedica ad Annone"; il nome Annone vuol dire " colui che porta benefici". L'archeologa, allora, ci ha chiesto se era la prima volta che sentivamo questo nome e un mio compagno si è ricordato che Annone era uno dei capitani della flotta cartaginese nella battaglia delle Egadi che avevamo visto lunedi.
Sulla quarta rete ci sono alcuni segni ma non sono stati ancora interpretati e ci sono della infiltrazioni d'acqua.
Sulla quinta parete c'è una iscrizione diversa:sopra c'è la scritta"Erasmus" in caratteri latini, mentre sotto c'è una scritta fenicio-punica; abbiamo saputo che Erasmus era il protettore dei naviganti.
Altre scritte portano il nome della Dea Iside, che è una divinità egiziana, che però si trova anche in altre religioni occidentali, e che anche lei protegge i naviganti.
L'archeologa ci ha raccontato che nelle vicinanze della grotta del pozzo è stata trovata la "grotta delle navi", che oggi non è visibile, dedicata a Iside.
Infatti proprio la vicino c'è un porticciolo e c'è anche il"bagno delle donne"o "bagno delle murene" dove si allevava il pesce per fare il "GARUM", una salsa di pesce che veniva esportata in tutto il Mediterraneo.
Alla fine abbiamo capito questa grotta in un primo momento era un santuario e poi è stata trasformata in tomba, infatti nelle pareti ci sono delle grotte rettangolari scavate nella stessa grotta. Abbiamo chiesto all'archeologa come si puliscono le pareti che sono di colre verde a causa dei muschi e dei licheni che le ricropono. Un nostro compagno pensava che per pulirle bisognava grattare via la parte verde, ma l'archeologa ci ha detto che, così facendo si rovinavano le iscrizioni e che la parete si deve pulire facendo degli impacchi sbiancanti con alcune sostanze come ammonio ;poi si fanno delle punture per consolidare la parete.
Anche nella seconda stanza della grotta ci sono delle tombe scavate nella parete che poi sono state utilizzate come mangiatoia.
L'architetto che ci ha accompagnato ci ha fatto notare che gli ingressi punici sono sempre dall'alto perchè i punici usavano le grotte come rifugi e che le aperture dal basso la hanno fatte i favignanesi.
Anche il fatto che i tetti sono arrotondati è segno che si tratta di una grotta punica perchè i favignanesi usavano forme squadrate .
Questa grotta è molto suggestiva e quando finiranno i lavori di pulitura, consolidamento e restauro, sarà aperta a tutti. Spero che non solo i turisti, ma anche i favignanesi la visiteranno perchè è davvero bella !!!!